Questi pezzi che seguono sono gli ultimi scritti di Alberto Grifi e provengono dall'ultimo ricovero all'ospedale S. Spirito di Roma dove gli era stato diagnosticato un incurabile tumore al fegato, gli avevano dato due anni "al massimo" di vita e per poter mantenere fede alle previsioni lo avevano sottoposto, per quattro volte, a delle dolorose immissioni di chemio direttamente nell'organo compromesso. Alberto non aveva nessuna voglia di morire nè di perdere neppure un secondo del tempo che gli era stato concesso e quindi si sottoponeva pazientemente e diligentemente alla "tortura" che tra l'altro consisteva in 24 ore di assoluta immobilità dopo l'intervento,...io gli portavo il computer e tutti i film dvd che potevano piacergli...poi il tempo è scaduto. Ho dovuto aspettare un pò di prima di guardare, di leggere e frenare le lacrime che rischiavano di mandare tutto in corto circuito. Quando poi ho trovato queste pagine per molti mesi ho creduto che si fermassero prima del pezzo finale che si rivolge a me direttamente, anzi ho dovuto reprimere un istintivo moto di gelosia per quella sua capacità seduttiva che riusciva a superare anche quelle condizioni fisiche, anche il secondo pezzo mi ha sempre creato un pò di disagio per la verità amara che lascia intravedere una grande amicizia che rischiava di tramontare per delle idiozie, un senso di frustrazione, una realtà che doveva e poteva essere evitata ma non sono io che posso parlarne...poi un giorno per sbaglio la mano mi è scivolata su di un tasto e sono scesa giù e ho scoperto che c'era ancora una parte piccola ma per me fondamentale che c'ero anche io in mezzo a quella tempesta dell'anima che lo travolgeva che ero lì la sua copine adorèe...è stato un bellissimo regalo, una magia che ha restituito il senso che si era perso nel dolore che ha asciugato le lacrime una carezza di cui sento ancora l'impronta sul viso ...
Mi giro e mi rigiro in nottate gonfie di sogni e ossessioni, di schiena spezzata dal dolore, riprendo le forze per la prossima lunga estenuante siringata da sveglio, scorre lo show: socchiudo le porte dei sogni o forse solo le palpebre impastate di anestetico e relativi tessuti neuronali dove viaggia pericolosamente ammoniaca, che risale al cervello e fa impazzire se non viene contrastata da flebo di albumina, andante viandante con moto, sogni e visioni velocissime gareggiano sulla pista virtuale a X del chiasma ottico, uno shuttle tra retine e aree di proiezione visiva: si intravedono chirurghi che preparano battaglie a consulto con antichi romani , ce n'è uno con una mano bruciacchiata, tale Muzio, sempre armato di frecce di nylon oppure di teflon - sono meravigliato, questi materiali non esistevano in quell'epoca: oh ineffabile capricciosità dei fusi orari ! (Zavattini sosteneva che potevamo vedere la partite azteche qua prima ancora che cominciassero là) E prende la mira con un enorme mirino a raggi X, circondato da un coretto di infermiere che gli ricaricano l'arco e, molto agitate, intonano la richiesta in do diesis a mamme e sorelle di andare a prendere i figli all'asilo che loro sono trattenute al fronte. Ahoo, fatelo addormiihi che se sbrigamo ! 2 metto in proiezione le numerose porte della verifica incerta su una vecchia moviola Prevost col piano di legno e malgrado le inquadrature siano tante e diverse si può sempre vedere jb nascosto alle spalle di Gregory Peck o delle infermiere della grande guerra, dietro gli angoli o che armeggia dentro a un cassetto un po' sfocato dai propri ricordi che sequestra o strappa dai muri tutte le locandine dove non c'è il suo nome da diva del palcoscenico trionfante a caratteri kubitali o meglio come il più grande filmmaker dall'epoca dei tempi biblici gronda dolore e digrigna a volte a squarciagola: è una mia creatura, ho fatto tutto da solo, solo, solissimo, non rivolgete la parola a quel cirrotico infetto non lo invitate ai dibattiti è un impostorestoccatore di soldi che occupa impunemente case e giardini artistici, i miei, quanto lo odio, e nasconde maldestramente di soppiatto numerose bugie in un armadio di plexiglass dipinto su un vecchio quadro anni sessanta. Disturba la platea in penombra con i suoi sommessi mugugni a tratti urla per la rabbia e cercano di zittirlo ma lui continua a rivendicare authority sempre più vecchio e incazzato. Un vecchio amico Che pena ! 3 Ma è l'ora di rifare i letti ! Si apre la porta quella vera dell'ospedale, e irrompono tre infermiere e portantine con pappagalli sulle spalle pannoliniverdi stracci, pomate da decubito, flebo, siringoni, provette sterili de toda clase. Quella col chignon deve essere un po' perversa a giudicare dalle occhiatacce invidiose delle altre 2 più anziane che mi afferrano e rigirano come un arrosto sullo spiedo o una tlottola cinese che cambia colole quando accendi una sigaletta. Illuminando le cornee di torbide e sensuali lumeggiature mi dice: Ho tanti vizi io, lo sa ? Martha ! m'apparì tutt'amor. Come Beniamino Gigli sollevavaaa gli angoli delle lenzuola per sbirciare sotto, uuh, mentre insolente ne disciogliea i teli. Toccami, toccami ora, mormorava con voce sommessa Stephen Dedalus. Insinua sorrisi insinuando veloce le dita dappertutto fa scorrere indietro quello che Levy Strauss chiamava astuccio penico, solo che io sono incerottato tutto al contrario, vestito di tuttopunto in un elegante pigiama di seta un po' insanguinato meno che lì, zona già disboscata dalla tricotomia del barbiere dell'ospedale. Lei con un'espressione indifferente che occulta lussuria, tremiti di febbre e pressione alta, una statua di marmo infocata, così non se ne accorge nessuno. Ma forse sono vibrazioni da messalina cioè da mescalina e vinaccio da mensa ospedaliera Dall' elettrocardiogramma sembrava non una tachicardia ma che il suo cuore fosse una scialuppa di salvataggio per gli amanti naufragati, la sensualità delle vite disperate, canticchiava Conte attraverso il lettore cd. Esattrice di prepuzi, mi circoncideva piacevolmente in anestesia locale iniettandomi Chanel n° 5.. Mi scongiura sussurrando di pisciare nel letto, così poi ti pulisco e ti asciugo tutto tesoro, che paradiso per la ciccia, bosco di carne, il risveglio di primavera dal letargo della malattia la bella addormentata in corsìa, la vie et l'amour, riecheggia da qualche lontananza radiofonica in corsia il flash back di speranza di tutti gli amanti che non sanno che la gioia non si può trattenere ma solo regalare perché circoli, l'illusione della Piaff, elle m'a dit va duré pour la vieeee…. gorgheggiando risolini con l'innocenza un po' paesana del vetusto agro romano, dunque sacra, indifferente alla disapprovazione immusonita delle 2 colleghe energumene. (quello nun se po' fa', pazienza il signore ma a te, si te vede la caposala a fa' 'ste sconcezze, so' cazzi da caca'pe' tutte quante…) Afferra il flauto magico e suona sull'antichissimo motivo dello sbucciaglande, HooOo allegro con brio, come i pupetti che si possono vedere sorridere succhiandosi il dito nelle nuove ecografie a colori, mi spiega, si accerta che non vi siano efimosi, rimira le mucose umide e lucide come una sorellina incestuosa. Sarà una terapia per riconsolare i pazienti più gravi per una riattivazione degli ormoni? Libretti del kamasutra dove gli amanti disegnati, sfogliando svelti svelti le paginette, possono convogliare l'orgasmo nella spina dorsale e ravvivare gli orgoni ? Un incoraggiamento al matrimonio plurimo dei mormoni ? un tirare via i bottoni ? poi in un lampo mentre le due portantine colleghe non hanno finito ancora di far compiere una rotazione al malato, si lancia sulle terga, con uno sguardo un po' predatore un po' avido e grifagno che vedo ormai alle mie spalle solo di sguincio, con la coda dell'occhio, controlla se Bukowsky è sempre al centro della letteratura, passa alla cavalleria leggera, il motivo che ma' sviolinava al salone margherita nell'orchestra delle dame quando arrivavano i nostri e il cinema era muto, lubrifica, ispeziona, esplora con le dita, a tratti intrattenibilmente, durante il trattamento un po' davanti un po' de drio, vedevo cieli stellati, stelle cadenti e meteoriti, finestre che allucivano, gli anelli di fidanzamento di saturno, il mare mai immobile che respirava notturno sul ritmo interiore dei flussi del sangue, angioletti di stucco dorato in orbita nel firmamento che scoccano frecce nei cuoricini, tutti li pisci che fanno l'ammore, satelliti stazionari che mandavano in onda fantasmi di vecchi film porno che giravano nei cieli cosmici insieme alla spazzatura spaziale orbitando da più di mezzo secolo eternamente in onda sulle rette che lo spazio curva insieme a serbatoi di sputnik, cadaveri di cosmonauti incapsulati in tute e caschi sorpresi dalla morte come i calchi degli sposi di Pompei infojati dalla paura e endoscopie fantascientifiche di worms dove si rincorrono nel dedalo infinito di gallerie mummie di naviganti del ciberspazio infojati- chi avrebbe supposto che le budella fossero labirinti di tunnel che accelerano spazi e tempi come nelle profondità del cosmo quartodimensionale?-Poi scolpite sulla pietra di polistirolo nei film di Kubrick, le formule trigonometriche eterne di Eupalino di Megara che fa incontrare le gallerie scavate da monte e da valle erotizzando l'underground gay. Poi, trasformata da chissà quale effetto di luce, mi appare con un tirabacio da danzatrice di Fado - colpi di tacco e schiocchi di frusta, mi fa: Desculpe senor, verdaderamente Yo soy una persona de tanta osadia, però necesito mirar si las puertas estan bien abiertas.. por alegrarla…Ero inebriato dalle perfusioni erotiche, ma in qualche parte in ombra delle sinapsi cerebrali, scampato all'asfissia dell'ossigeno tra una trasfusione e l'altra diffidavo della bella pranochirurga: in dissolvenza incrociata appaiono rotocalchi su certi sciamani haitiani tanto seducenti e macumberi quanto imbroglioni e senza bisturi né scrupoli che plaff, 'sti disgrassia', quando nessuno ci sta attento, fingendo di entrare a mano libera nelle intimità della fisiologia ammalata, strizzavano una vescichetta di sangue di gallina e i parenti vorticosi di speranze, creduloni come tanti gonzi uhh, sì, sì lo guarisce ! a un legaiolo gli hanno anche fregato il portafoglio…Mi sorprendevo a guardare se si vedeva le trichage delle sue dita come nello specchio alle spalle dei giocatori di poker! Guardo di sottecchi nei riflessi della scialitica per scoprire non visto il trucco della gentile prestidigitatrice alle mie spalle in controluce dei raggi X, era penetrata libidicamente a solleticarmi la milza, a smaneggiarmi il fegato con le sue dita d'ectoplasma, raccontandomi i prodigi delle nuove ecografie dove i feti a colori, quei bei pupetti, sorridono succhiandosi il dito. Mi districavo nei labirinti paranoici dell'anestesia. Mi risvegliavo sotto una sventagliata di schiaffetti. Mi chiedono come mi chiamo ma in coma non mi viene. Forse ci hanno scambiato nei letti come i neonati e dovrò assumere l'identità di un altro. E' l'occasione buona per cambiare biografia. Per tutto il tempo dalle maschere a ossigeno si libra un coro di gorgoglii di flebo pompe dell'ossigeno e dispnee, ansie e silicosi di minatori che non riescono a respirare e che chiedono continuamente scusa a tutti per il disturbo, karmicamente regrediti allo stadio dei nostri progenitori pesci, tornano ad annaspare contro gli scogli dello sfruttamento nel mare preistorico e melmoso per impegnare la terraferma, per ricominciare da capo la storia più faticosa della sopravvivenza. Pentotal ! Peccatore, ti puoi confessare colpevole di tutto lì dentro e nel giorno del giudizio, quando i cieli saranno percorsi dalle fiamme, puoi sempre dire con aria contrita sì, sig. Presidente, penso ci fosse troppo curaro in quella siringa. Fate di me ciò che volete, come una scimmia malauguratamente capitata fra i boscimani. 4 Detras de la ultima puerta esta ma copine adorée souriante turning any nightmare, cauchemar, pesadilla on beautiful dreams. I violini smaniano dalla radio: de l'autre coté d'la rue ya une fille, il y-a une belle fille… Fred Astair, mentre lo shoes-shine del teatro di posa gli lucida la suola delle scarpe - perché il vecchio Fred sembra sempre essere sorretto da forze oblique quando vortica in scena - e io gli accendo una lucky, nota la mia impazienza e mi chiede per che cosa farei la fila nella mia vita. Agli occhi sorridenti, slanci amorosi da affetti speciali e adrenalina, penso io e -nostalgie déchirante - canticchio come un vecchio trisavolo ballerino di quinta fila: dans le troisième tour de la valse tu souris dans mon embrasse. …. E' tutta la vita che faccio la fila -- per berlo, per regalarmi a quel sorriso irraggiungibile: je'n'suis pas ancore arrivé à toucher son coeur parce qu' il est imprendible comme l'amour, l'amore che ti invade come un vento e pensi che è sempre troppo poco e breve au fond des regards ce bonnheur, non ho mai raggiunto quella gioia che brilla nel fondo dello sguardo dei popoli più disperati che ancora sanno ridere come una sfida comme - quello splendore che è la fonte di tutta la vita, e la forza che attraverso il verde calamo sospinge il fiore, la forza più segreta della vita, scriveva Dylan, divino drunkie - la lumière shining in the eyes of the laughing childrens, quel ridere eterno dell'infanzia Mais mon temps est presque over… Ne me quitte pas mon ma bien aimée, car il est toujour plus tard long la queue. Y la muerte ya esta llegando.